venerdì 2 marzo 2012

Tutti i Dalla della nostra vita

Dalla è stato capace di una dissociazione spazio-temporale mai vista nel mondo della canzone italiana: è stato sempre lo stesso, cambiando in continuazione. Dalla era Dalla, c’era poco da dire. Era icona e voce, ma stranamente melodia. Eppure…
Eppure Lucio Dalla ha scritto canzoni così diverse tra loro che questa coerenza non si riesce a comprendere.
Deve esserci un filo rosso.
Partiamo dall’inizio: “Bum Paf! L'amore viene e va/ Paff Bum! Un po' di dispiacere/ Paff Bum! E dopo passerà”, un dadaista neomelodico, tutto qui? Altro passo avanti: “Itaca, Itaca, Itaca/ ed a casa io voglio tornare/ dal mare, dal mare, dal mare”, Kavafis raccontato agli assenti, oppure “Ci nascondiamo di notte/
Per paura degli automobilisti/ Degli inotipisti/ Siamo i gatti neri/ Siamo i pessimisti/ Siamo i cattivi pensieri” padre e figlio delle tante parole di cui vogliamo trovare un motivo, senza tralasciare “La potenza della lirica dove ogni dramma é un falso/ Che con un po' di trucco e con la mimica puoi diventare un altro” biografia in note, altro che le canzoni a commiato.
Questo è solo un po’ di quello che ci ha scritto e fatto ascoltare. C’è un legame? Non so, io dico il mio: Dalla cantava una passione assoluta per le cose viventi. Anzi no, ha cantato anche le meraviglie di un motore, diciamo per le cose che aumentavano la vita, come se vedesse dall’alto quello che fa crescere la serenità umana e lo volesse esaltasse. Come faceva, questo il grande mistero che si porta appresso.

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