sabato 5 maggio 2012

Il Cile ha fregato Le luci


Qualche settimana fa si scriveva della ormai attesa trasformazione de Le luci della centrale elettrica. Si diceva tra noi che il trascinante e anarcoide brano disteso nei primi due album doveva diventare qualcos’altro per non restare nella mente come lunga nenia per addolorati. L’ipotesi era riportare rabbia e carezze di parole veramente popolari nella sfera dei sentimenti personalistici (termine forse negativo ma è un percorso possibile), scrivere canzoni dell’amore d’oggi, mai tanto buio e però sferzato da venti di piccole meraviglie.
Prima che lo facesse Vasco, la palla l’ha presa al volo il Cile, ragazzo che ha ascoltato la musica di questi ultimi cinque anni e ne ha impastato una canzoncina (Cemento armato) addirittura da radio (e quell’addirittura non vale per l’armonia del pezzo, orecchiabile all’accesso, ma per l’effetto meteorite che provoca).
Ovviamente Le luci non avrebbero mai scritto “Cemento armato” ma il Cile con il pezzo ne ha trafugato un tassello di futuro possibile e ha messo in campo un modello da cui è necessario adesso distanziarsi.
Ora bisogna scrivere musica più densa e parole più forti di Cemento armato per non cadere nello stereotipo.